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Re: Burchiello ...?


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Abgeschickt von Robert Wohlleben am 11 Mai, 2004 um 11:39:32

Antwort auf: Re: Burchiello ...? von Huck Meyer am 10 Mai, 2004 um 12:49:10:

Lieber Huck Meyer!

DANK für den Hinweis auf den Burchiellescen E-Text mit der Adresse http://www.bibliotecaitaliana.it/dynaweb/bibit/autori/d/burchiello/rime/@Generic__BookView.

Ich hab gleich hineingesehn ... und möcht »praecisiren«:

Dort ist folgende Ausgabe wiedergegeben:
Sonetti del Burchiello del Bellincioni e d’altri poeti fiorentini alla burchiellesca, Londra (i.e. Lucca; Pisa), 1757

Und: Das sommario wird seiner Länge wegen nur in Teilen angezeigt; Click auf die drei Punkte am Ende der Teilanzeige führt weiter, so daß schließlich 335 Sonette zusammenkommen.

bibliotecaitaliana.it bietet unter http://www.bibliotecaitaliana.it/dynaweb/bibit/autori/d/burchiello/sonetti_inediti/@Generic__BookView;cd=2 auch die Sonette der Ausgabe Sonetti inediti raccolti ed ordinati da Michele Messina, Messina, Michele (a c. di), L.S. Olschki, Firenze, 1952.

Ich importiere hier drei aus der Ausgabe von 1752:

I

Il Despoto di Quinto, e ’l gran Soldano,
E trentasette schiere di Pollastri,
Fanno coniar molti fiorin novastri,
Come dice il Salmista nel Prisciano.

E dicesi nel Borgo a San Friano,
Che gli è venuto al porto de’ Pilastri
Una Galea carica d’impiastri,
Per guarir del catarro Mont’Albano.

Mille Franciosi assai bene incaciati,
Andando a Vallembrosa per cappelli,
Furon tenuti tutti smemorati.

Foian gli vide, e disse: velli, velli;
Ei non son dessi, il Bagno gli ha scambiati,
O e’ gli ha barattati in Alberelli.

Allora i Fegatelli,
Gridaron tutti quanti cera, cera,
E l’Anguille s’armaron di panziera.

CLXI
IL BURCHIELLO CARCERATO

Signori, in questa ferrea graticola
Lo stentar tanto a torto mi rincresce:
L’ardente vertù manca, e ’l popol cresce,
Onde si fan le parti di formicola:

Bacco già lava i piedi ad ogni Agricola,
E ’l condotto ci muffa: e sol si mesce
La vena, che nutrica il nostro pesce,
Che beendone gli esce per l’auricola.

Io fui in cento lire condennato,
Per voler insegnar cantar la Zolfa
Per madre a un minor fratel di Cristo.

Poi di dugento bando mi fu dato
Per una landra da Frati Criolfa,
Per odio, e ’nvidia d’un geloso tristo;

Che disse avermi visto,
Con la scala di notte a lei furare
Due cuffie poste al buio a rasciugare.

CCCXXXV

La Mula bianca, che tu m’hai mandata,
Mi par che l’andar suo senta di gotte;
Va sempre saltellon come le botte,
È cieca, magra, vecchia, e mal trattata;

Per sua disgrazia, un qua l’ha cavalcata,
Ed hagli tutte le natiche rotte;
Halla accusata a gli Ufizial di notte,
Ed avvela trovata tamburata.

Io non posso con essa andare a spasso,
Che i corbi me la beccan per la via;
La pelle è fatta come un alto, e basso.

Tutti quanto gli spron di Lombardia
Non la potrebbon far muovere un passo,
Tant’è infigarda, viziata, e restia:

Ho questa fantasia
Che camminando, avendo al cul la briglia,
Andrebbe indietro il dì sessanta miglia;

Pel prezzo te la piglia,
E mandaci a ricontro due cavagli,
Ch’almen la pelle ci serva a far vagli.


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